Iniziano i corsi di batteria da lunedì 12 settembre.L’obbiettivo della scuola è trasmettere l’amore per la musica e per il suonare la batteria partendo dall’ascolto del corpo. Ho scritto un metodo che è stato stampato da una casa editrice italiana “Officina della narrazione”, la quale ha creduto in me e nel mio sistema innovativo. Sulla traccia degli altri 2 metodi: “Nuovissimo metodo di ritmica” edizione Arca e “Il djembe” edizione Ricordi (arrivato alla settima ristampa), il metodo “Canta la batteria” aiuta lo sviluppo di tecnica, creatività, fantasia e senso del tempo passando da vie “alternative” anteponendo l’ascolto a tutto ciò che si farà sullo strumento.
regolamento delle lezioni di batteria
Tariffe dei corsi per l’anno 2016/17
LA BELLEZZA DEL METODO
Il metodo per coltivare la bellezza
Quello che ti trovi tra le mani è un metodo che ti può aiutare nel coltivare la bellezza nel mondo, a partire dalla musica.
Il trucco, per riuscire in questa avventura, sta nel saper coltivare contemporaneamente la propria bellezza di essere vivente, nel prendersi cura del proprio corpo e del proprio spirito, condizione di base per creare la musica che desideri, che ti piace e che ti emoziona, la cui bel- lezza può attrarre ed emozionare altre persone presenti nell’Universo.
Noterai subito che questo metodo, oltre che rivoluzionario nella simbologia e nella pro- posta tecnica, è innovativo dal punto di vista pedagogico e moderno per le modalità di ap- prendimento che propone.
Come ogni opera di pregio, è il frutto di studi, applicazioni ed esperienze decennali, ma soprattutto prende spunto dalla storia di vita del suo autore, Ivano Torre, musicista creativo e percussionista sempre aperto alla ricerca dell’innovazione.
Già ideatore di un metodo per imparare a suonare lo Djembe, edito da Rizzoli, Ivano Tor- re ha accumulato un patrimonio di insegnamento con i più diversi target, sia per età, che per tipologia, compresi quei soggetti spesso definiti come socialmente “problematici”, ma che la vita presenta come sfide alla comoda e noiosa normalità.
Del resto, lui stesso ha fatto il giamburrasca da piccolo, non era certo “un bravo e tran- quillo” bambino e, come spesso capita, ha trovato sulla sua strada anche un maestro dallo stile “militare” col quale si è scontrato, riuscendo a sopravvivere, ad allenare la sua resilienza per poi trovare la sua strada e diventare col tempo a sua volta maestro, ma nell’arte musicale.
Chi, meglio di un giamburrasca appassionato di percussioni e con alle spalle migliaia di ore di insegnamento, può scrivere un metodo per batteria così semplice e di più facile ap- prendimento rispetto ai metodi tradizionali e persino stimolante dal punto di vista creativo?
La risposta è sotto i tuoi occhi e nelle parole dell’autore:
“Ho dovuto vivere la noiosità per proporre qualcosa di interessante. Mi sono perso nei pentagramma per scovare simboli intuitivi. Sono fuggito dai metronomi per scoprire che il cuore è la migliore guida ritmica e ognuno con calma deve scoprire il proprio ritmo. Ho subito il clima rigido di un tipo di insegnamento un po’ militare per apprezzare la libertà creativa e il valore della spontaneità.”
E’ affascinante scoprire che già a 7-8 anni Ivano desiderava una batteria, giunta solo quando di anni ne aveva 14. Prima ha strimpellato su tolle e tollette e su ogni marchingegno che potesse emettere suoni a costo zero.
Da vero autodidatta che non ha intrapreso i percorsi classici di alfabetizzazione musi- cale, ricorda come momenti preziosi le ore rubate al batterista dell’orchestra della Radio della Svizzera italiana, diretta dal grande Mario Robbiani, che l’aveva adottato, scorgendo in lui del talento.
Ascoltando e osservando le bacchette che picchiavano tamburi e piatti ha assorbito i primi rudimenti tecnici e poi ha iniziato la sua avventura studiando, approfondendo diversi generi e strumenti, ma soprattutto allenandosi a spron battuto.
La base fu il Tamburo basilese, la prima scuola fu fondata nel 1332 a Basilea che risale addirittura al 1300, il vero antenato della batteria. Poi via via vennero gli altri strumenti per giungere a inventare nuove composizione, a scoprire nuovi suoni negli ambienti più diversi e ideando performance uniche e di successo.
Il bello e il paradosso della storia conduce ancora una volta alla semplicità, rispetto all’insegnamento, che si è tradotta anche nell’ideazione del Rototur, una sorta di strumen- to-coach che si contraddistingue per la sua essenzialità e facilità d’uso, ma anche per la sua versatilità e portabilità.
Il Rototur è lo strumento principe di allenamento per il metodo che hai fra le tue mani e lo scoprirai presto. Per i piccoli suonare il Rototur a lungo può essere un po’ noioso, ma per i più grandi è ideale per lo studio e la concentrazione. Con la batteria, invece, si coltiva la crea- tività, si affina la sonorità e tutto il corollario che riguarda la ritmica.
Ivano Torre nel corso degli anni ha modificato il suo stile di insegnamento. Da rigido e impostato come era nei primi tempi, ora lascia spazio e tempo alla libera espressione, ascolta profondamente chi ha di fronte, percepisce i bisogni e i talenti e apre le porte a tutte le pos- sibilità. Attraverso il gioco affascina gli allievi facendo fuggire la noia e lasciando spazio alla creatività.
Non esprime giudizi, non trasmette dogmi assoluti e non limita la sua attenzione di maestro agli strumenti e alla tecnica.
L’intelligenza musicale, per lui, è un’arte che parte dalla conoscenza di se stessi, delle proprie qualità, delle proprie emozioni per poi incontrarsi, mediante le vibrazioni energetiche, con gli altri e il loro campo energetico e musicale.
Apprezza il canto nella sua potenzialità espressiva e la danza che sa mettere in gioco tutto il corpo.
E’ molto attento alla respirazione, in particolare a quella diaframmatica e vede nel cuo- re il vero metronomo della vita musicale.
Sa mettersi sullo stesso piano dei suoi allievi per meglio capirli, anzi per trovare ogni volta in loro un insegnamento nascosto.
In particolare chiama i bambini come i suoi veri maestri.
Stimola tutti ad ascoltarsi profondamente prima di consentire all’udito di ascoltare gli altri e di modulare sulla comune frequenza il suono del proprio strumento.
“L’obiettivo di un gruppo -dice il maestro – è quello di cercare di fondere le energie di tutti.”
Ivano, quando dirige un’orchestra chiede a tutti di ascoltare le pulsazioni e di inserirsi nel fluido per giungere a un comune sentire.
Infatti, è importante entrare in relazione con le vibrazioni degli altri e dialogare per rag- giungere un’armonia possibile.
Il metodo che avete fra le mani non è nient’altro che una nuova codificazione. Ma vediamo come è nato. “Mi ricordo quando ho avuto il flash, quando ho fatto Eureka. Ero in una scuola a Roveredo, nei Grigioni.
Ho notato subito il pavimento a quadrettoni.
Ho fatto dei disegni e li ho incollati su alcuni quadrati: rappresentavano un gatto, un cane, un leone, un uccello, ecc.
Ho preso il tamburello e ho detto ai bambini: voi potete star fermi o muovervi spostan- dovi da una piastrella all’altra, ma quando arrivate su una piastrella col simbolo dovete fare il verso corrispondente: miao, bau, ecc.
E da lì ho cominciato a creare il percorso delle pulsazioni.
Se vogliamo suonare insieme, dobbiamo organizzarci, condividere dei simboli, dei suoni all’interno di uno spazio di tempo.” Ora non resta che iniziare a provare il metodo, a esercitarsi sul Rototur, a visionare i tutorial che si trovano su Youtube, realizzati dal maestro Ivano Torre o a mettersi in contatto con lui per qualsiasi suggerimento.
Grazie per la tua attenzione e tanti auguri per suonare creativamente e per trovare la tua strada originale.
Alberto Terzi
sociologo e life coach del buonumore